La modifica dei modelli operativi interni
La modifica dei modelli operativi interni richiede alcuni passaggi fondamentali: aiutare il soggetto a rafforzare le motivazioni che lo hanno spinto a iniziare il percorso terapeutico, essere base sicura, conoscere i meccanismi psicologici che sono alla radice del malessere e cercare di bypassarli.
Analizzare e consolidare la motivazione al cambiamento
L'essere motivati costituisce le fondamenta della possibilità di un effettivo cambiamento. Generalmente il soggetto che si accosta alla psicoterapia ha una motivazione che può essere più o meno solida.
Alcuni esempi possono chiarire il grado di motivazione in ordine crescente:
- sono venuto perchè mi hanno mandato
- sono venuto per un particolare disturbo
- sono venuto perchè non sto bene e non so perchè
- sono venuto perchè non sto bene e so perchè ma non so come mettervi riparo.
Il caso numero uno è quello in cui il soggetto non è consapevole del proprio disagio.
Lo chiamo disagio perchè c'è una sofferenza che non arriva allo stato di consapevolezza, il prezzo che il soggetto paga per ottenere questo è la menomazione della capacità di ricevere le informazioni dal mondo esterno in modo corretto, questa menomazione naturalmente ha poi una significativa influenza sul modo di relazionarsi agli altri.
In questi casi può essere difficile capire a quali tipi di conseguenze va incontro il soggetto in quanto spesso lui stesso non identifica alcun problema.
È utile allora l'apporto di informazioni da parte di parenti e amici, in particolare da parte di chi ha premuto perchè il soggetto iniziasse un percorso terapeutico.
Un'altra strategia utile può essere quella di chiedere al soggetto se le altre persone hanno problemi a relazionarsi con lui o se lo accusano di qualcosa.
Una volta individuati gli elementi che per noi costituiscono segni di disfunzione del sistema relazionale bisogna trovare il modo di farli percepire come tali anche al soggetto.
Oltre ai segni di disfunzione esistono dei sintomi che il soggetto riporta come sensazioni per lui normali e appropriate ma per noi non usuali e inappropriate alla situazione.
Un esempio di segno è questo: il soggetto viene accusato dal partner di essere freddo e distaccato, il sintomo corrispondente è che il soggetto dichiara che non gli importa di non vedere nè sentire una persona cara anche per tanto tempo.
Il secondo passo è quello più importante al fine di creare una motivazione forte e consiste nell'invitare il soggetto a parlare delle proprie sofferenze e dei motivi per cui ritiene di essere causa di sofferenza per gli altri.
Terzo passo è dare delle spiegazioni che rendano chiaro al soggetto come i suoi problemi siano risolvibili con tanta buona volontá e tanto lavoro da parte della coppia operatore/soggetto.
Riassumendo:
1. Riconoscere segni e sintomi
2. Aiutare il soggetto a prendere consapevolezza della sofferenza propria e/o altrui
3. Dare motivi di speranza di cambiamento
Essere base sicura
È fondamentale per l'operatore l'attenzione costante ad essere una base sicura che si definisce nella capacità di essere sensibile e responsivo ma anche nella promozione dell'esplorazione del mondo interno del soggetto.
Ecco alcune regole d'oro per chi vuole essere una base sicura:
- mai giudicare il paziente come molle, indeciso, immaturo, incapace ma sempre comprenderlo e incoraggiarlo
Per esempio la paura di mostrare opinioni contrarie spesso deriva dalla paura di contrastare una madre che non ammetteva repliche e che non conosceva il dialogo, paura motivata dal rifiuto o dal minacciato rifiuto di accudire un figlio giudicato ribelle nei momenti in cui tentava di mostrarsi così com'era. Rifiuto che certamente era un prezzo troppo alto da pagare per un bambino!
- mai mostrare segni di insofferenza e di stanchezza anche se il soggetto mostrasse di cadere sempre negli stessi giri e di non riuscire ad andar e avanti
Non mostrare segni di insofferenza non vuol dire non incoraggiare ad andare avanti, vuol dire incoraggiare e non mostrare, neppure con il linguaggio non verbale, di essere stufi di sentirsi raccontare sempre gli stessi problemi senza che si riesca a smuovere nulla!
Innanzi tutto perchè probabilmente queste emozioni nascondono un nostro problema, la frustrazione per non riuscire ad aiutare il soggetto.
In secondo luogo perchè non è così che aiutiamo una persona a cambiare, così lo aiutiamo solo a sentirsi più solo e incompreso.
In terzo luogo perchè i cambiamenti sono fisiologicamente lenti e spesso difficili da percepire se non in tempi lunghi e l'impazienza dimostra solo una difficoltà ad accettare questa realtà.
- essere sensibili alle richieste di aiuto e non tirarsi mai indietro
- essere empatici
Essere empatici non vuol dire soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce ma tentare di comprendere i sentimenti e gli stati d'animo dell'altro con l'umiltà di chi sa che spesso la comprensione non è mai totale fino a quando non si fa esperienza delle situazioni a livello personale.
Comprendere a livello intellettuale permette di stare vicini all'altro anche emotivamente.
Questo processo è diverso da quello che è chiamato coinvolgimento emotivo, soffrire non chi soffre e gioire con chi gioisce spesso non aiuta a mantenere la lucidità per valutare le cose dal di fuori e offrire al soggetto un punto di vista diverso dal suo.
- usare il proprio istinto materno
La madre con modello operativo interno sicuro è la base sicura per eccellenza! Per questo per essere dei buoni psicoterapeuti bisogna anzitutto essere delle buone madri e per essere delle buone madri bisogna avere o aver compreso cosa significa avere un modello operativo interno sicuro.
Avere o aver compreso significa che chi non ce l'ha lo può comprendere cioè prendere tra le sue cose, fare suo e comportarsi con i figli di conseguenza. Questo passaggio non risolve le sofferenze della madre con modello operativo interno non sicuro ma le permette di non trasmettere questo tipo di modello ai figli e quindi di interrompere la catena di sofferenza.
Riassumendo: una persona con sistema operativo interno sicuro è naturalmente sensibile e responsiva perchè è una caratteristica che fa parte di questo modello ma non l'unica. Una persona con modello operativo interno di tipo insicuro puó essere sensibile e responsiva senza aver raggiunto il grado di sicura acquisita.
- lasciar fare quando il soggetto mostra di farcela da solo
Vuol dire dare fiducia, responsabilizzare, promuovere l'autonomia del soggetto. L'operatore non è un guaritore ma una curatore, cioè uno che si prende cura non uno che guarisce. La guarigione è un processo complesso nel quale responsabilità e merito vanno condivisi tra operatore, soggetto, situazioni contingenti, figure di riferimento attuali del soggetto, ecc.
- mai usare ironia o prendere in giro anche solo bonariamente
Sdrammatizzare e ironizzare affondano le radici su terreni profondamente diversi, l'una in quella della benevolenza e l'altra in quella dell'ostilità. Bisognerebbe sempre chiedersi cosa c'è dietro alla tentazione di fare una battuta ironica, quali sentimenti e quali ragioni ci spingono.
- non far sentire mai il soggetto respinto e umiliato ma sempre accolto, anche di fronte a richieste o comportamenti inopportuni nei nostri confronti bisogna usare grazia e benevolenza nel negare quanto richiesto
A volte, come fa un genitore, l'operatore è chiamato a dire dei no. E come nel caso del genitore é fondamentale il modo in cui questo viene detto e il modo di gestire le conseguenze che questo diniego ha sul soggetto.
Il bambino di fronte ai no spesso piange perchè non gli è dato di capire i motivi, per cui sente di subire un'ingiustizia, sbatte contro dei limiti posti alla propria libertà.
Perciò in questi momenti il bambino vive delle difficoltà serie e delle crisi per lui difficili da gestire correttamente. Il ruolo di un genitore è quello di aiutare il bambino a superare la crisi facendogli sentire la sua vicinanza emotiva. Quindi non solo dovrà aiutarlo a comprendere come stanno le cose e a farlo entrare nelle motivazioni del diniego (compatibilmente con l'età del piccolo) ma soprattutto dovrà fargli sentire che lui c'è e non lo lascia solo nei momenti di difficoltà.
Allo stesso modo, per l'adulto con attaccamento insicuro, l'operatore, quantunque fermo nei suoi dinieghi, deve peró essere una presenza e un sostegno emotivo.
- Incoraggiare l'esplorazione del mondo interno del soggetto attraverso il racconto di episodi che gettino luce sul suo rapporto con le persone di riferimento nell'infanzia
Spesso ricordare è doloroso, soprattutto se si cerca di promuovere la riattivazione di quei ricordi che erano stati accantonati perchè inaccettabili. Nessuno si apre di fronte a una persona che non mostra sufficiente comprensione e sensibilità. L'operatore promuove l'esplorazione dei ricordi più penosi e quindi più significativi ai fini della comprensione del dolore del soggetto innanzi tutto attraverso un modo di essere (vedi punti precedenti) e in secodno luogo attraverso il filo guida che viene dalla conoscenza approfondita dei meccanismi e delle situazioni che si possono vivere in età infantile.
Tener conto dei filtri
È la capacità di saper leggere dietro i racconti del soggetto i possibili effetti del filtro da lui operati inconsapevolmente; da qui l'attenzione ad invitare il soggetto alla lettura degli eventi e dei messaggi che provengono dall'esterno sotto diverse angolature e punti di vista.
La filtrazione delle informazioni è operata in base a degli schemi che il soggetto si è costituito in età infantile e che avevano lo scopo di non permettere alle informazioni dolorose di arrivare a un grado di consapevolezza troppo elevato.
Questo filtro è tanto più potente e limitante rispetto alle informazioni quanto più grande era la sofferenza e quanto più grosse erano le situazioni da escludere. Questa affermazione peró parla solo della "quantità" di infomazioni filtrate ma esiste anche una "qualità" che fa riferimento al tipo di informazioni che vengono filtrate.
Esiste infatti una esclusione/filtrazione di messaggi a contenuto concettuale, a contenuto emotivo o entrambi.
Il risultato di un filtro operato solo sul contenuto emotivo è per esempio quello del soggetto che riesce a percepire e comprendere correttamente i messaggi di tipo concettuale ("la persona significativa mi ama") per cui può affermare con convinzione di sapersi amato, compreso, accudito ma a questa consapevolezza manca un corrispondente benessere emotivo ("mi sento amato e quindi felice di esserlo"). Come se ci fosse una comprensione solo intellettuale che non incide sul piano emotivo.
Ci sono diverse esperienze relazionali con la figura di accudimento che possono creare questo tipo di reazione nel figlio.
Per esempio può accadere quando alle parole della madre che affermava di voler bene al figlio non corrispondeva un legame affettivo ed emotivo soddisfacente o comunque sufficiente per colmare i suoi bisogni di accudimento e di comprensione. Per cui l'informazione concettuale "mamma ti vuole bene" passava mentre l'informazione "mamma non si accorge che mi sento triste, arrabbiato, che ho bisogno di lei" veniva censurata, quest'ultima informazione utilizzava canali di comunicazione diversi che richiedono un'elaborazione avanzata.
Ecco un esempio di informazioni e di come vengono elaborate: sto piangendo e mamma non viene a consolarmi, ho bisogno di essere calmato perchè mi sento arrabbiato e agitato e mamma non se ne accorge, ho bisogno di parlare delle mie sofferenze e mamma non è qui oppure non mi ascolta oppure non mi capisce. A queste informazioni dovrebbe seguire un'elaborazione e una convinzione: mamma non è sensibile e/o responsiva. Il bambino piccolo peró non è disposto a d accettare una simile realtà perchè fonte di sofferenza quindi l'elaborazione di cui sopra non avviene o semplicemente non arriva a un grado sufficiente di consapevolezza.
Purtroppo il soggetto che ha operato un'esclusione selettiva delle informazioni provenienti dal mondo emotivo al fine di non permettere l'ingresso di messaggi negativi non riesce poi nemmeno a godere del benessere che potrebbero dargli i messaggi positivi.
Il lavoro in questo caso è quindi quello di riportare l'attenzione del soggetto sul proprio modo emotivo e sulle informazioni provenienti dall'esterno e ad esso afferenti.
Dove per modo emotivo non si intende solo il sentimento che si prova ma anche e soprattutto come percepisco e interpreto l'altro e me stesso attraverso e al di là delle parole e delle azioni.
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