La differenziazione è la capacità di bilanciare il desiderio di autonomia con il desiderio di mantenere una relazione con l'altro.
Spesso siamo sbilanciati verso l'una o l'altra parte e la conseguenza è che quando ci impegna in una relazione possiamo sentirci soffocare (emotionally claustrophobic) oppure possiamo sentire che stiamo perdendo noi stessi, che siamo diventati dipendenti dalla relazione (fusione emotiva).
Entrambe le posizioni sono sbilanciate e non permettono di avere delle relazioni emotivamente impegnate di lunga durata.
Avere un sè solido e flessibile aiuta ad essere autonomi e ad entrare nelle relazioni emotivamente impegnate con la speranza di mantenerle in modo duraturo.
La tentazione più comune è quella di pensare che per mantenere una relazone bisogna fondersi con l'altro.
Questo modo di procedere chiede all'individuo una continua rinuncia a sè stesso e un continua ricerca di compromessi, per cui nella coppia ognuno si adatta all'altro con grande fatica allo scopo di mantenere la pace. Il risultato è che, prima o poi, quando la posta in gioco sarà troppo alta per uno dei due, l'impossibilità di fare un compromesso porterà allo "stallo emotivo" (emotional gridlock).
Lo stallo emotivo poi è la fine dei giochi, e pone l'individuo di fronte a un "dilemma a due scelte", che in genere prevede rinunciare alla relazione o differenziarsi.
Ecco alcune Indicazioni pratiche per costruire un self solido e flessibile.
Spesso siamo tentati di trovare delle soluzioni "alternative" all'affrontare le amarezze della vita, cioè ad assumere atteggiamenti e posizioni che non sono le vere soluzioni dei notri problemi.
Un esempio classico è quello di chi evita di pensare a certe situazioni che gli provocano angoscia, cioè "mette in congelatore" certe problematiche illudendosi di averle superate per il semplice fatto che non prova i sentimenti negativi associati alla situazione stessa. Ma, come quando si scongela qualcosa, spesso la si ritrova tale e quale anche a distanza di anni, così le problematiche non superate, ma solo evitate, stanno sempre lì ad aspettarci, pronte a farsi sentire al minimo cedimento o a produrre dei sintomi quando la struttura psicologica lo permette. Uno dei segni che rivelano questo tipo di situazione è la tendenza a dimenticare; per cui per esempio una persona, elencando gli eventi importanti dell'ultimo anno potrebbe omettere un'informazione importante come la morte della madre. Un'altro importante segno è la difficoltà a parlarne per cui la persona tende a cambiare subito discorso o si mostra nervosa e scostante quando si tenta di prendere certi argomenti.
Lo stesso discorso vale nell'ambito delle relazioni: si tende a rimandare certi discorsi pensando che l'altro poi dimentichi il problema o cambi idea. Ci sono persone che spesso di fronte ai tentativi del partner di affrontare un determinato argomento rispondono "poi ne parliamo" rimandando eternamente il confronto.
Affrontare la relazione con l'altro rimanendo se stessi significa innanzi tutto presentarsi all'altro così come si è senza farsi intimorire da quello che l'altro potrebbe pensare e dagli effetti che questo potrebbe avere sulla relazione.
Con questo non intendo dire che bisogna presentare all'altro il peggio di se stessi o denigrarsi agli occhi dell'altro (anche perchè spesso quando affermiamo di non valere un granchè siamo i primi a non crederci, è solo una falsa umiltà). Presentarsi all'altro così come si è significa avere il coraggio di ragionare con la propria testa e di esporre la propria opinione senza farsi influenzare dal fatto che all'altro potrebbe non piacere. È giusto farsi influenzare ma solo nella misura in cui si riconosce che l'opinione dell'altro è migliore della nostra. Purtroppo spesso nelle relazioni si chiede gratuitamente la condiscendenza, soprattutto nelle relazioni sbilanciate nelle quali una persona sta in posizione di posizione di comando e di supremazia. A volte questa condiscendenza viene chiesta in nome del rispetto legato alla posizione (i genitori potrebbero chiederlo ai figli) o all'età (un educatore potrebbe chiederlo al discente, un capoufficio a un impiegato). Questa richiesta è tutt'altro che educativa, infatti l'individuo trattato in questo modo fin da piccolo non impara a ragionare con la propria testa ma si affida sempre alle opinioni e alle scelte altrui, mentre un adulto trattato in questo modo si sente frustrato e soffocato perchè non gli viene riconosciuta la capacità di pensare.
Un'altro errore comune è quello di cercare di proteggere l'altro per un falso senso di compassione (la madre iperprotettiva). Ci sono persone che credono di poter manipolare gli eventi e le verità dolorose della vita in modo che non possano nuocere alle persone che amano. Il problema è di due specie, la prima relativa al fatto che queste persone tendono a presentare la realtà in modo addolcito, quando non del tutto falso e a fare in modo che il loro caro eviti di trovarsi di fronte a certe realtà; il secondo aspetto del problema è relativo al fatto che proprio questo evitare con tutte le forze al proprio caro di affrontare o anche solo di vedere la realtà delle cose è menomante per lui.
Alcuni semplici esempi per chiarire il concetto.
A molte persone viene nascosta la verità sulla propria salute perchè ritenuti non abbastanza forti da confrontarsi con essa. Il risultato è che spesso queste persone intuiscono la verità ma viene tolta loro la possibilità di condividerla con chi amano e quindi di farsi supportare.
Altre volte non si permette alle persone di crescere nel sano confronto con le opinioni altrui perchè si evita di dire quello che si pensa di loro. Questo vale in particolare per le relazioni più strette, perchè non siamo tenuti e nemmeno autorizzati a dire agli estranei o ai conoscenti quello che pensiamo di loro, ma siamo tenuti a farlo con le persone che amiamo se la verità su di loro può farli migliorare. Se non lo facciamo per non inimicarceli o per paura della loro reazione forse non li amiamo abbastanza, se non lo facciamo per non farli soffrire forse dovremmo interrogarci sul significato del nostro amore.
E ancora, dietro questo non dire, si potrebbe annidare la sottile paura che la relazione si possa in qualche modo incrinare, e forse potrebbe essere vero; ma è c'è da chiedersi allora se è davvero questa la relazione che vogliamo.
Solo chi non è dipendente dalla relazione ed emotivamente fuso con l'altro può permettersi di essere e di esprimere veramente se stesso senza paura.
Avere un sè solido e flessibile permette di affrontare la relazione con l'altro rimanendo se stesso ma anche di interrogarsi e confrontarsi positivamente con l'altro.
Confrontarsi con l'altro vuol dire avere la mente aperta alla possibilità di prendere in considerazione idee e posizioni diverse. Il confronto richiede la capacità di ragionare sulle cose, di non avere pregiudizi sull'altro, di non considerarsi migliori dell'altro.
Ma il processo di differenziazione non coinvolge solo il modo di pensare ma anche il mdo di sentire emotivamente.
Quanto più si è indifferenziati tanto più si è incapaci di differenziare le proprie emozioni da quelle dell'altro, di evitare di farsi conivolgere e travolgere dai sentimenti negativi che l'altro può provare (ansia, angoscia, tristezza). Questa condizione, ben lungi dalla vera empatia, prende il nome di fusione emotiva e impedisce di essere di sostegno alla persona con cui si è fusi proprio perchè si in primo luogo crollerebbe di fronte alla crisi dell'altro.
Questo è il motivo per cui ordinariamente quando in una famiglia una persona è ansiosa per qualcosa l'ansia si contagia come la peste a tutti gli altri e l'aria diventa tesa e pesante.
Il processo di differenziazione aiuta l'individuo a differenziare i propri stati emotivi da quelli dell'altro per il semplice fatto che l'individuo non dipende totalmente dall'altro, che il suo star bene emotivamente non è strettamente connesso allo star bene dell'altro ma vive di vita propria.
Differenziarsi e costruirsi un sè solido e flessibile significa quindi in definitiva riconquistare la libertà di essere se stessi in relazione all'altro, godere di questa libertà e farne godere anche gli altri.
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